Verbale dell’assemblea organizzata dal Comitato Giù le mani da Baratti il 29 ottobre 2010

L’assemblea è cominciata alle ore 17.15 con una grande affluenza di persone (oltre 150), visto che questo era il numero delle sedie predisposte che non è stato sufficiente, tanto che in molti hanno dovuto seguire l’assemblea dall’esterno della sala. La grande partecipazione rappresenta quindi il primo dato significativo.

Il coordinamento  dell’incontro è affidato a Gloria Bigongiali che sintetizza i motivi dell’assemblea; segue una introduzione di Daniele Quinti che ha illustrato i motivi e le modalità della nascita del Comitato in relazione al piano particolareggiato di Baratti e Populonia proposto dal Comune di Piombino. Ha elencato quindi le ragioni principali dell’assemblea, consistenti nella necessità di incontrare tante persone, residenti e non, per informare sui rischi che il golfo potrebbe correre, illustrare il senso della nostra lotta e avviare una vera partecipazione. L’assemblea serve inoltre a avviare un confronto anche con esperti e studiosi; a tale scopo Quinti presenta il prof. Leonardo Rombai docente all’Università di Firenze e presidente di Italia Nostra-Firenze. Un ultimo obiettivo dell’assemblea è quello di strutturare meglio il Comitato, aprendolo al contributo di più persone. Quinti fa notare come il Comitato abbia già ha ottenuto dei risultati, portando Baratti all’attenzione del dibattito locale e regionale e costringendo l’amministrazione comunale di Piombino ad avviare un percorso partecipativo.

Successivamente l’architetto Alberto Primi ha  illustrato i contenuti salienti del Piano Particolareggiato decrittando gli orientamenti più tecnici e rendendoli  maggiormente intelligibili ai  cittadini presenti, esponendo in particolare come il piano preveda la trasformazione in albergo di due importanti edifici, la privatizzazione di un tratto di litorale, altri interventi nella pineta e la costruzione di edifici alla cosiddetta “porta del parco”, la pavimentazione della terrazza di Populonia. Tutto questo senza peraltro affrontare il tematismo principale dell’area che è indiscutibilmente quello archeologico.

Segue l’intervento del Professor Leonardo Rombai, presidente di Italia Nostra-Firenze, che manifesta il suo dissenso rispetto al piano, definito “scandaloso” perché non tiene conto del fatto che l’area di Baratti, aldilà delle singole proprietà, è complessivamente da considerare come un bene comune di alto valore ambientale e culturale; fa riferimenti specifici al PIT (piano di indirizzo territoriale) della Regione Toscana come contenitore di norme e vincoli  utili a   garantire  la tutela del Golfo, anche se spesso ai principi delle norme non corrispondono adeguate pratiche urbanistiche.

Altro  intervento programmato è stato quello del Presidente di Legambiente-Piombino Adriano Bruschi che ha messo in evidenza la contraddittorietà di alcuni aspetti del piano, specie quello relativo al Centro Velico. Su questa area il Piano prevede il recupero di volumetrie che in realtà sono residuati edilizi abusivi ereditati  dal Club Mediterranée;  Bruschi afferma che questi volumi avrebbero  dovuto essere demoliti da molti decenni. Il presidente di Legambiente  ha posto l’attenzione anche sulla concessione dell’area adiacente al Waterfont di Canessa, precisando che l’accordo avvenuto tra il privato e il comune (2003), non implica obblighi da parte del Comune di Piombino e che non è un accordo impugnabile dal privato.

A questo punto Letizia Papi dà lettura di un documento di analisi e proposta redatto dal comitato  e che successivamente al dibattito sarà posto all’approvazione dell’assemblea. Gloria Bigongiali ha ricordato che l’invito dell’assemblea è stato esteso a sindaci e amministratori locali, rilevando che nessuno di loro è presente, ma comunicando che l’assessore all’ambiente del Comune di Piombino ha inviato al Comitato un messaggio di posta elettronica scusandosi per non poter partecipare ma dichiarandosi interessato a conoscere l’esito dell’assemblea.

Terminati gli interventi programmati, si è fatto circolare un prospetto nel quale chiunque poteva registrare il proprio nome e indirizzo e-mail. Nel dibattito sono intervenuti molti cittadini; si sono susseguiti circa venti interventi di vario tenore: alcuni hanno ribadito il valore di Baratti come luogo simbolo della cultura e dell’ambiente, sia a livello regionale che nazionale, a partire dalla fondamentale e unica dimensione archeologica; altri hanno espresso sfiducia verso le amministrazioni locali che negli ultimi anni hanno sfruttato il territorio per interventi non adeguati, mentre a Baratti non si riesce al momento neanche a contrastare fenomeni negativi come l’erosione costiera, sulla quale si sono fatte molte chiacchiere ma ancora nessuna azione concreta; qualcuno ha suggerito al Comitato di invitare i cinque sindaci della Val di Cornia ad un incontro diretto per capire meglio le loro posizioni e perché ascoltino le idee e le esigenze della cittadinanza e del territorio; alcuni interventi hanno evidenziato i temi della democrazia e della legalità, invocando l’applicazione di leggi e regolamenti che già esistono e che sarebbero più che sufficienti per impedire qualsiasi intervento inadeguato per un posto come Baratti. Un successivo intervento ha richiesto il coinvolgimento immediato delle Soprintendenze, mentre un altro ha insistito sulla necessità di utilizzare il mezzo televisivo in modo che quello di Baratti possa divenire un caso nazionale. Alcuni interventi hanno posto l’attenzione sulla necessità di un diverso modello di sviluppo, affermando che gli alberghi sarebbero un danno economico per Baratti e per il territorio, e che occorre invece sostenere e incoraggiare le molte attività che già esistono tra Baratti e Populonia.

Infine altri cittadini hanno affrontato il tema della partecipazione e del percorso partecipativo nutrendo dubbi sulle modalità di quello avviato dal Comune, che rischia di emarginare il Comitato e di risolversi più in una costruzione del consenso che in una reale possibilità per i cittadini di incidere sulle scelte. Qui sarebbe necessario invece il coinvolgimento di molti soggetti, dalle Università alle Soprintendenze, dai parchi ai Comuni, alle associazioni dei cittadini, fino appunto ai Comitati. Un intervento ha stigmatizzato le dichiarazioni del sindaco di Piombino, espresse in varie sedi, che sembrano essere in netto contrasto con l’apertura al dialogo.

Al termine del dibattito, Gloria Bigongiali ha posto in votazione il documento programmatico letto precedentemente, integrato con le principali indicazioni emerse dalla discussione, tra cui quella del coinvolgimento delle istituzioni di tutela. Il documento è stato approvato all’unanimità e, allegato al presente verbale, ne costituisce parte integrante.

L’assemblea si è conclusa alle ore 19,30, quando gli iscritti a parlare erano ancora molti, ma vi erano esigenze di disponibilità della sala che hanno costretto a chiudere rapidamente con l’implicito mandato di costituire un gruppo di coordinamento e di nominare un portavoce, mettere a punto ulteriori iniziative e una adeguata strategia per mantenere alta l’attenzione sul caso Baratti.

Si è stabilito quindi di costituire un gruppo di coordinamento aperto, formato da coloro che fin qui hanno promosso ed animato il Comitato e da alcuni dei presenti all’assemblea che hanno dichiarato la propria disponibilità. Come portavoce è stato indicato Daniele Quinti, in quanto promotore e anima principale del Comitato. Il Gruppo di coordinamento ha il compito di raccogliere i suggerimenti scaturiti dall’assemblea, organizzare nuove iniziative e approfondire l’analisi della realtà di Baratti-Populonia al fine di affrontare al meglio il percorso partecipativo con argomenti e proposte che di volta in volta saranno confrontate con tutti coloro che vorranno seguire la vicenda di Baratti.

Il gruppo di coordinamento è quindi così composto da:

Daniele Quinti (portavoce), Gloria Bigongiali, Marco Pietrelli, Letizia Papi, Alberto Primi, Fabio Bisti, Arrigo Gori, Donatella Raugei, Aldo Bassoni, Graziella Cini, Simona Lecchini Giovannoni, Renzo Leoncini, Marina Riccucci, Liva Paoli, Annette Leemann, Flavia Mariottini, Roberta Barsotti.

Comitato Giù le mani da Baratti
31 ottobre 2010

DOCUMENTO DI ANALISI E PROPOSTA
a cura del comitato “Giù le mani da Baratti”

Valorizzazione, riqualificazione, razionalizzazione. Sono parole dietro le quali in questi anni è passata la devastazione del territorio di gran parte del nostro paese, Toscana e Val di Cornia compresa. Quando si parla di “valorizzazione”, l’esperienza ci porta alle narici un inconfondibile odore di cemento. La “riqualificazione” in genere consiste nel togliere di mezzo pezzi di storia, di cultura e di società per far posto a strutture anonime e omologanti che snaturano il territorio e regalano lucrose rendite di posizione. Il termine “razionalizzare”, poi, è un capolavoro di ipocrisia perché non c’è niente di più razionale del paesaggio costruito nei secoli dalla laboriosa azione della natura e dell’uomo. Baratti è una specie di “summa” di questa storia millenaria nella quale si fondono in un insieme armonioso e fragile l’inestimabile patrimonio archeologico, la storia e la magia di un paesaggio incantevole. Perciò qualunque progetto urbanistico su questo prezioso “Patrimonio dell’Umanità” non può essere affidato a provvedimenti parziali che rischiano di modificare irrimediabilmente l’identità del luogo e aprire la strada alla solita miope logica del turismo balneare basato sulla cementificazione delle coste e sul loro uso privato a beneficio di pochi facoltosi privilegiati. Baratti è la nostra Valle dei Templi, non è e non deve diventare né Paradiso dei ricchi, né preda del cemento.

1.Il Piano particolareggiato di Baratti e Populonia presentato dall’amministrazione comunale di Piombino manca del tutto di un’ipotesi progettuale basata su dati conoscitivi certi come i flussi di traffico nei mesi dell’anno e nei giorni della settimana. Manca una adeguata mappatura dei vincoli archeologici, ambientali e paesaggistici. È del tutto assente un’idea di turismo legata alle molteplici opportunità che può offrire Baratti con il suo parco: archeologia, trekking naturalistici, turismo sportivo eccetera. Questa miopia culturale e politica fa sì che la filosofia del Piano Particolareggiato ripercorra vecchi schemi – già sperimentati disastrosamente altrove – basati sul consumo di suolo, sullo sfruttamento delle poche spiagge rimaste, sulla loro concessione privata, sull’idea che a un turismo estensivo che vada oltre i 2-3 mesi estivi, ordinato e dotato dei servizi essenziali per soddisfare una domanda sempre più ampia e diffusa di cultura, natura e bellezza, sia preferibile un turismo temporaneo, intensivo, stanziale, preferibilmente esclusivo e di élite.

2.Il Piano particolareggiato è scriteriato nel senso che non si dà un criterio guida chiaro intorno al quale organizzare in modo coerente i vari interventi pubblici e privati. Questa incapacità o non volontà di capire quale è la vocazione naturale del territorio di Baratti porta ad una grave contraddizione fra la volontà di limitare l’eccessiva presenza di visitatori per non sottoporre a eccessiva pressione l’equilibrio di un contesto delicatissimo, e la pianificazione di strutture che non hanno niente a che fare con la vocazione archeologica del parco, come la costruzione di alberghi, il recupero di ruderi a vantaggio della rendita fondiaria, la proposta di dare una nuova fisionomia, per altro non richiesta, alla scuola di vela al solo scopo di recuperare ogni genere di volumetria e la realizzazione di uno stabilimento balneare.

3.Si tratta di una proposta di intervento parziale che evita accuratamente di prendere in considerazione tutto il territorio di Baratti nella sua complessità e unitarietà al centro della quale vi è senza alcun dubbio l’esigenza di tutelare e sviluppare il patrimonio archeologico e non certo quella di favorire un turismo balneare a vantaggio di pochi privilegiati.

4.Baratti è un punto dove si raccoglie un turismo tutt’altro che occasionale proveniente dagli alberghi e dai residence dei paesi vicini, dagli agriturismi e dalle tante residenze private affittate alla settimana. Baratti è un luogo di attrazione per tutta l’economia della Val di Cornia e come tale deve essere tutelato nella sua integrità e fruibilità. Quello che invece emerge con chiarezza dal Piano è la volontà di favorire lucrose rendite di posizione limitando al massimo l’accesso a chi fino ad oggi ha potuto godere liberamente delle bellezze di Baratti.

La parola chiave di Baratti, è “autenticità”. È questo che fa di Baratti un luogo speciale. È questa magia che emoziona chiunque si affacci sul golfo. Baratti ci fa sentire che in questo mondo è possibile scampare alla foga divoratrice del consumismo. Baratti non è ancora valore di scambio. Baratti è uno dei pochi luoghi della terra che riescono a ricordarci con irresistibile delicatezza e invincibile fascino la nostra profonda ed effimera umanità quando si abbandona al valore delle cose non monetizzabili in un volgare prezzo al metro quadrato.

Il Comitato Giù le mani da Baratti è questa autenticità che vuole difendere perché appartiene a tutti. Noi pensiamo che Baratti abbia bisogno solo di piccoli interventi di manutenzione nel rispetto della sua identità e autenticità che ne fa uno dei luoghi più affascinanti della Toscana. A tal fine un ruolo fondamentale spetta alle istituzioni di tutela del Ministero dei Beni culturali, a partire dalla Soprintendenza ai beni archeologici della Toscana e da quella ai Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici di Pisa, che devono essere coinvolte nei processi decisionali, vigilare ed eventualmente mettere in atto tutti gli strumenti di salvaguardia anche alla luce delle ultime importanti scoperte archeologiche avvenute proprio a ridosso degli edifici che si vorrebbero destinare ad albergo.

Baratti deve essere tutelata a beneficio della collettività. Cosa che non è affatto garantita dal Piano del Comune di Piombino con le sue numerose ambiguità, le scelte contraddittorie e sbagliate, il tentativo nemmeno troppo velato di trasformare Baratti in un luogo per pochi, omologato e mercificato.

Chiediamo pertanto all’Amministrazione comunale di Piombino di sospendere l’iter del Piano e auspichiamo che la consultazione annunciata si svolga nel segno della trasparenza e della chiarezza con l’obiettivo di:

1.Definire il quadro d’insieme di Baratti nella sua interezza e complessità sulla base di dati certi e completi;

2.Individuare quale è la vocazione principale del luogo che deve essere mantenuta allo scopo di salvaguardarne l’identità e l’integrità;

3.Stabilire quale tipo di turismo è compatibile con le caratteristiche del luogo, in funzione del quale dotare Baratti di quelle strutture necessarie a migliorare e integrare i servizi per lo sviluppo e la qualificazione di una consolidata forma di turismo aperto e alla portata di tutti.

Approvato all’unanimità dall’Assemblea del Comitato “Giù le mani da Baratti” in data Venerdì 29 ottobre 2010.

 

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